Da una nota dei compagni:
Due righe sui fatti di questa notte.
Lunedì 20 Marzo c’è stato il primo di quattro appuntamenti della rassegna cinematografica “Quei lunedì da spararsi… un Film in Compagnia!”. Un’iniziativa “semplice” ma allo stesso tempo molto partecipata. Una volta terminata la proiezione del film ci si è trattenuti, in sintonia con le finalità dell’iniziativa stessa, per passare un po’ di tempo tra le decine di partecipanti, al di fuori delle logiche della merce e dell’autorità. Anche in attesa della mezzanotte, per festeggiare il compleanno di un Compagno, godendosi un “caciocavallo impiccato”, ci si è trattenuti più del solito.
Verso l’1.30, quando ormai eravamo sul punto di andare a letto, ecco presentarsi una pattuglia dei carabinieri nel vicolo. L’auto raggiunge l’altezza del portone della Janara e ne vien fuori un carabiniere sbraitante che al rifiuto di fornire le generalità da parte dei presenti all’interno dello Squat, con un calcio spalanca la porta che era socchiusa, varcandola. Resosi conto dei numeri non propriamente a suo favore, arretra continuando a sbraitare le sue intenzioni di identificare tutti i presenti.
Visto il momento concitato i Compagni provvedono a chiudere e barricare le entrate, mentre il “fedelissimo” continua a prendere a calci il portone. Il suo collega chiama rinforzi, e di li a poco giunge una volante della polizia.
I quattro bruti sfoderano i manganelli che strusciano avanti e indietro sulle grate delle finestre del piano terra, ansiosi, per loro stessa ammissione, di utilizzarli. Naturalmente si sprecano i commenti sul “mettim’l’ fuoc’ e jammu cenn’”
Dalle finestre comincia una “trattativa”: i compagni provano a spiegare a quale porta hanno bussato ai quattro cerebrolesi, che sostenevano di essersi presentati per una segnalazione per “schiamazzi”, cui pare non badino quando essi provengono da alcuni dei locali amici (delle guardie così come dell’amministrazione) tutti i fine settimana molestando seriamente i residenti della zona.
Si invita a telefonare in Questura, dove qualche dirigente li avrebbe senz’altro indirizzati su più miti consiglio. Dal canto loro i quattro insistono che senza l’identificazione di tutti i presenti non hanno intenzione di mollare l’osso e che stanno aspettando l’intervento dei pompieri per buttare giù la porta.
Nonostante provino a darsi un tono e apparire meno servi di quel che sono, sono costretti più che a vedere esser buttata giù la porta, a buttare giù dal letto i loro dirigenti con una telefonata nel cuore della notte, che, come previsto, li invitano a tornare a molestare automobilisti o a prendere caffè “interforze” al Bar di Gaetano. Alla Janara Squat, perseverando su questa strada, potrebbero incorrere nell’ennesima “Caporetto” o escalation pericolosamente incontrollata.
I prodi in divisa, eseguono alla lettera l’ordine, e verso le 3.00 i due carabinieri si presentano al Bar di Gaetano, dove trovano cinque compagni che erano andati a prendere qualche cornetto alla crema. Qualcuno viene riconosciuto, e la provocazione ricomincia. Si chiamano rinforzi e questa volta i compagni sono costretti a fornire i documenti, dati i rapporti di forza a proprio svantaggio.
La notte si chiude così intorno alle 4.15. Ma quel che ci preme sottolineare è l’aria che tira in città da qualche tempo, e di cui l’episodio è espressione; episodio che si somma al “normale controllo di polizia” ai danni di due compagni che camminavano a piedi nei pressi dell’Arco Traiano con uno zaino colmo di libri alla vigilia della presentazione di un volume sulla rivoluzione russa, eseguito con due volanti della polizia ed un duo di Digos, solo la scorsa settimana; i pedinamenti e gli appostamenti sotto casa; le intercettazioni telefoniche; la piombatura di tutti i tombini presenti sul tragitto percorso dalla Ministra Fedeli quando ha inaugurato l’anno accademico del Conservatorio Musicale, condita con il piantonamento di via Niccolò Franco per un’ intera giornata da parte delle forze dell’ordine; le cariche di qualche mese fa contro una manifestazione pacifica durante la venuta del ex premier Renzi, con relativa interdizione di un’ampia fetta di città e la soppressione della libertà di manifestare… E questo solo per restare a ciò che hanno vissuto i compagni! Il discorso si può tranquillamente allargare ai “controlli antiprostituzione”, alle deportazioni e alla caccia di migranti, alle ordinanze antiaccattonaggio, all’assistenza ai tecnici della Gesesa nel distacco delle forniture idriche nelle case di decine di beneventani, all’aumento delle telecamere in strada per spiare tutti…
Davanti a tutto ciò non possiamo restare immobili, non possiamo restare indifferenti.
L’invito ai Compagni, agli Amici, ai Solidali, agli Uomini e le Donne di cuore, come al solito, è a mantenere alta la guardia, organizzarsi, affiattarsi per sconfiggere la rassegnazione e far si che si lasci spazio alla rivolta.
Janara Squat e Gruppo Anarchico “Senza Patria”